Intervista alla psicologa, psicoterapeuta, CTU e CTP di Tribunali e Procure di Centro e Nord-ItaliaFrancesca Siboni a cura di Claudia Campisi, psicologa del lavoro e docente universitaria
Le ultime novità sull’adozione nazionale e internazionale
Intervista alla psicologa, psicoterapeuta, CTU e CTP di Tribunali e Procure di Centro e Nord-ItaliaFrancesca Siboni a cura di Claudia Campisi, psicologa del lavoro e docente universitaria
Claudia Campisi: Buongiorno Francesca Siboni, grazie per essere qui con noi oggi. Oggi parleremo di un tema molto importante e complesso: la consulenza tecnica d’ufficio (CTU) e il ruolo del consulente tecnico di parte (CTP) nel contesto delle adozioni di bambini in ambito nazionale ed internazionale dopo la Riforma Costituzionale dello scorso anno. Per iniziare, potresti spiegarci brevemente che cosa è una CTU?
Dott. Siboni: Buongiorno Claudia, grazie per l’invito. La consulenza tecnica d’ufficio, o CTU, è una consulenza richiesta dal giudice o dai legali nel corso di un procedimento del Tribunale per ottenere una valutazione esperta su questioni tecniche specifiche. In ambito civilistico familiare, la CTU viene spesso utilizzata per valutare le competenze genitoriali, lo stato psicologico dei minori e le dinamiche familiari in situazioni di conflitto.
Claudia Campisi: Come si svolge una CTU?
Francesca Siboni: La CTU si svolge in diverse fasi. In primo luogo, il giudice nomina unconsulente tecnico, che può essere uno/a psicologo/a o psichiatra esperto/a nell’età evolutiva e in materia giuridico-forense. Il consulente nominato dal giudice, incontra tutte le parti coinvolte, come ad esempio i genitori, i minori e altre figure rilevanti nella vita dei bambini. Il CTU conduce colloqui individuali e di coppia dei genitori, alla presenza di tutti i consulenti (CTU e CTP), e incontra i figli. Queste sessioni possono anche includere osservazioni dirette dei bambini se piccoli, test psicologici e interviste agli adulti e offrire uno spazio di mediazione e facilitazione dei rapporti tra chi ha adottato e chi è parte della famiglia genetica. Al termine dei lavori peritali il CTU scriveuna relazione dettagliata contenente le risultanze dei lavori peritali, che viene presentata al giudice per rispondere al quesito da lui posto, contenente le osservazioni critiche dei CTP alle quali il CTU avrà risposto.
Claudia Campisi: Qual è il ruolo del consulente tecnico di parte (CTP) in questo contesto?
Francesca Siboni: Il CTP viene nominato da ciascuna delle Parti coinvolte nel processo.
Il CTP ha il compito di assistere e supportare i propri periziandi durante i lavori peritali, che possono durare dai 30 ai 120 giorni, esprimendo un parere tecnico sulle posizioni assunte e sulle richieste del proprio cliente e attivandosi per facilitare la comunicazione/relazione tra l’avvocato e la famiglia. Il CTP può partecipare agli incontri peritali e fornire, appunto, osservazioni critichecostruttive da allegare alla relazione finale per il giudice.
Claudia Campisi: Passiamo ora a un tema specifico e delicato. Le famiglie che hanno dato la disponibilità per l’adozione o hanno adottato e i loro figli. Lo scorso settembre c’è stata la Riforma Costituzionale che ha previsto la possibilità di valutare alcune situazioni di apertura e continuità di legami/relazioni tra la famiglia genetica e i figli che sono stati adottati. Le famiglie adottive nonsono state preparate nella vita di tutti i giorni al mantenimento di taluni rapporti con la famiglia genetica. Le associazioni di familiari sono preoccupate della possibilità, previa valutazione del tribunale, che alcuni legami con la famiglia genetica conservino una continuità per il bene dei figli.
Le famiglie si chiedono in che cosa consista una CTU qualora ci sia la necessità o si prefigurasse la possibilità di trovarsi coinvolti in situazioni, che non conoscono. Potrebbero dover affrontare una CTU a causa di conflitti o difficoltà con la famiglia genetica dei loro figli. Quali sono i punti importanti da tenere in considerazione in questa situazione?
Francesca Siboni: In alcuni casi i figli, che sono adottati, possono mantenere rapporti di frequentazione o epistolari con un membro o più della famiglia genetica. Questo per sostenere la conoscenza, nei figli, della loro storia e contenere dubbi o fantasie, che possono in loro nascere.
La complessità di questi rapporti può generare situazioni di difficoltà, sfociare in conflitti o problematiche, a causa della impreparazione delle famiglie. Da qui la necessità eventuale di una CTU per valutare l’atteggiamento migliore da tenere per il loro benessere.
Durante la CTU il consulente valuterà vari aspetti, come la disponibilità del minore e della famiglia adottiva, quella biologica, e gli elementi psicologicamente più significativi per comprendere qual è la situazione migliore, che favorisca la crescita del bambino. Sulla base di queste valutazioni, il tribunale deciderà quali bisogni dei minori per una crescita sana ed equilibrata siano da favorire e se continuare o modificare le condizioni di frequentazione con la famiglia biologica.
Claudia Campisi: Quali sono le principali preoccupazioni delle famiglie adottive riguardo alla CTU?
Francesca Siboni: Le famiglie non hanno conoscenza di che cosa comporti una CTU.
Le preoccupazioni principali riguardano il possibile impatto emotivo sul minore e su tutta la famiglia, la durata e l’intensità del processo di valutazione e il timore di essere giudicati negativamente.
E anche nel vedere condizionate le proprie aspettative, le proprie scelte e il ruolo affettivo.
È essenziale che le famiglie siano informate e supportate durante tutto il processo, sia dal punto di vista legale che psicologico.
Claudia Campisi: Come possono prepararsi le famiglie adottive per una CTU?
Francesca Siboni: molto importante che il CTU abbia esperienza, come anche il CTP, delle problematiche adottive e delle dinamiche familiari, che sia egli stesso un CTU del tribunale, perché questo sottolinea la sua competenza tecnica.
E’ centrale in tutto questo l’attenzione rivolta ai vissuti dei minori.
Una CTU si fa per i bambini, che avranno la possibilità di essere ascoltati dal giudice in modo indiretto, ovvero tramite l’ausiliario CTU nominato.
Claudia Campisi: Infine, quali consigli daresti ai professionisti, che si trovano a lavorare come CTU o CTP in questi contesti complessi?
Francesca Siboni: Ai professionisti che lavorano come CTU o CTP consiglierei di collaborare, mantenere sempre una chiarezza professionale rispetto al ruolo, che ricoprono e di rispetto delle persone coinvolte.
In ogni contesto è doveroso che il CTU e il CTP abbiano una competenza specifica sulla adozione e che siano specializzati nel comprendere la dimensione psicologica della vita soggettiva dei bambini e della loro crescita. Il CTP aiuta, inoltre, la famiglia ad esprimere le sue preoccupazioni eventuali e aiuta il legale a raggiungere le conclusioni che più siano in sintonia con i bisogni del minorerispettando tutte le parti coinvolte. È essenziale essere aggiornati sulle migliori pratiche e metodologie scientifiche di valutazione clinica forense e lavorare in modo collaborativo con altri professionisti. Infine, è importante avere una buona capacità di comunicazione ed esperienza clinica e saper spiegare chiaramente i risultati delle valutazioni ai genitori.
Claudia Campisi: Grazie mille, Francesca, per queste preziose informazioni. Sono sicura che saranno di grande aiuto per tutte le famiglie adottive e per i professionisti, che seguono il tuo canale.
Francesca Siboni: Grazie a te, Claudia, per l’opportunità di parlare di questo importante argomento. Spero che queste informazioni possano essere utili per chi si trova ad affrontare situazioni nuove ecosì complesse.
Francesca Siboni
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