Convenzione con il nuovo sindacato dell’Arma dei Carabinieri
La pandemia ha aperto scenari futuri sui quali tutti noi ci interroghiamo. Le domande nascono da un terreno emotivo contrassegnato da incertezze e timori tra bisogni di individuare possibilità di difesa del benessere raggiunto e rischi di fallimenti, tra desideri e paure. La crisi coinvolge le persone in maniera concreta e profonda e si ripercuote gravemente sulle situazioni più disagiate e precarie. Ci eravamo abituati a non tenere conto della natura protettiva e di garanzia sociale reale e concreta svolta dalle istituzioni. Una crisi sanitaria, economica di questa ampiezza coinvolge sia i rapporti sociali, che la tenuta delle istituzioni. Tenuta sociale, che si manifesta nel tenere viva una fiducia reciproca tra le persone, tra i gruppi sociali e le organizzazioni in cui si concretizza l’agire istituzionale. A livello individuale il bisogno di compensare la frustrazione dell’isolamento, l’impotenza a far fronte a situazioni estreme, che vedono molti morire, vedono la tendenza ad assumere in modo aggressivo e quasi punitivo, atteggiamenti di controllo e di critica ossessiva di quello che gli altri fanno. Le Nazioni, sulla spinta dell’esigenza di controllare la propagazione e gli effetti del contagio, hanno teso a rinchiudersi entro i propri confini, ad isolarsi dagli altri e a difendere i propri privilegi, ma anche le persone tendono a chiudersi nelle loro realtà familiari o di clan. In questo nuovo contesto, importante è il ruolo di chi svolge un lavoro sociale di cerniera tra istituzioni e singoli individui, tra esigenze pubbliche e comportamenti individuali, tra controllo, protezione e tutela come i componenti dell’Arma dei Carabinieri, che assolvono i loro compiti istituzionali. Essi si fanno carico delle regole della vita sociale e delle criticità, che nascono in questa area molto ampia di relazioni. L’adattare le regole della vita sociale porta a partecipare e, inevitabilmente, assorbire le preoccupazioni, le ansie, la violenza dei comportamenti e dei progetti criminali, la violenza delle organizzazioni, che si oppongono alle istituzioni dello Stato, ma anche di quelle espressioni di stati mentali alterati, di agiti antisociali, di reazioni esasperate e distruttive di sè e degli altri, di contenere realtà molto complesse di disagio sociale. Fronteggiare e riportare a norma, collaborando con le altre realtà istituzionali impegnate ugualmente a tali fini, nel rispetto delle specifiche competenze, richiede una capacità di collaborazione e rispetto, che a fronte della violenza dei comportamenti criminali richiede una attenzione e consapevolezza delle contraddizioni delle manipolazioni, della natura coinvolgente, a livello personale, di stati soggettivi e personali intensi, con dinamiche di identificazione e di interiorizzazione delle contraddizioni e conflitti per concretizzare e rendere vincolanti le regole che, di volta in volta, sono adottate per far fronte a tali scenari. Uno spazio di comunicazione e rielaborazione dei vissuti è, a questo punto, utile per ridurre il carico emotivo favorendo la difficoltosa comunicazione spontanea, alla quale i componenti dell’Arma, per vari motivi, sono già soggetti. È importante, in una area così carica di tensioni, aprirsi e utilizzare spazi di rielaborazione, riequilibrazione emotiva e riorganizzazione delle risorse personali. Questo, perché la mente, per contrastare l’isolamento, va necessariamente verso pensieri, che riguardano situazioni di pericolo, di contagio, di autoprotezione dalla morte e dalla malattia, sia perché i contatti interpersonali e familiari sono minori e più complicati da attuare. La dinamica delle istituzioni, che proteggono, corrisponde ad una maggiore esigenza individuale di autoprotezione. Anche in questo periodo di Covid-19 siamo stati, purtroppo, colpiti da alcuni decessi all’interno dell’Arma a causa di gesti di disperazione. Capita, sovente, che le notizie di suicidi all’interno dell’Arma siano frequenti. I suicidi sono espressione di disagio e, tra le varie forme, che sono state individuate nelle motivazioni al suicidio, vi è quella della difficoltà a vivere situazioni dolorose ed inaccettabili e di non riconoscere più il proprio legame con il presente. I Carabinieri fanno parte di una istituzione militare nazionale. Si trovano ad agire in modalità integrate e coordinate, ma anche, contemporaneamente, devono gestire individualmente, in quanto persone parte di un gruppo di una squadra, di un “corpo Speciale”, ecc…, sono oggetto anche di costituire una linea di fronte a tutta una serie di manifestazioni di irrealtà, scissione, ostilità, sospetto ed altre forme di comportamento disadattivo in individui ,che non hanno sviluppato il meccanismo di associazione.
Francesca Siboni
Novembre 2020
Condividi l’articolo su: